Questo contenuto è stato aggiornato in data 01/06/2023
Economia circolare e monitoraggio dell’estrazione dalle cave per una maggiore legalità e trasparenza nel settore delle costruzioni.
I prossimi anni saranno caratterizzati da una sfida importante che prevede la rigenerazione delle città e la riqualificazione energetica e antisismica dell’intero patrimonio edilizio.
Sarà fondamentale per rilanciare non solo il settore delle costruzioni, ma l’intera economia del Paese, conciliando l’innovazione e la tutela ambientale, nel percorso verso la transizione ecologica.
Anni fa Legambiente ha iniziato un percorso volto a monitorare l’estrazione dalle cave, da cui sono emersi dati interessanti a livello europeo. Le direttive Ue, le leggi nazionali e le tante opportunità offerte dal mercato rappresentano un supporto fondamentale per le attività estrattive al fine di rendere le cave sostenibili e digitali. Vediamo in che modo e quali sono gli interventi che le imprese possono attuare per favorire e supportare la sostenibilità ambientale.
Quali sono i minerali estratti in Italia?
I paesi più ricchi di minerali sono quelli più antichi e l’Italia, purtroppo, rientra tra le terre più giovani dal punto di vista geologico; ciò spiega perché la nostra nazione dispone di risorse minerarie limitate e il ricorso all’approvvigionamento esterno.
Ciò nonostante, in Italia vengono estratti diversi materiali: il ferro, il piombo, lo zinco, il mercurio, lo zolfo, il salgemma, il sale marino, inclusi diversi materiali da costruzione, come il marmo, le arenarie, i calcari, il travertino, i tufi vulcanici, i porfidi quarziferi, le ghiaie, le argille e le sabbie.
La zona centrale delle Alpi, così come l’Appennino e l’Arcipelago toscani, la Sardegna sud-occidentale sono le zone più antiche dell’Italia e rappresentano le principali aree di estrazione italiane.
L’Italia però sembrerebbe ricca anche di altre risorse, le cosiddette materie prime critiche, indispensabili per la transizione energetica. Si tratta del cobalto, del litio, di metalli come il barite e il nichel e numerose altre risorse che oggi ci legano alla Cina, alla Turchia e ad altri territori extra-Ue ricchi di materie prime critiche.
Il “Tavolo tecnico delle materie prime critiche” – coordinato dai ministeri delle Imprese e dell’Ambiente e supportato dall’Ispra – è finalizzato proprio a garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche e ha individuato diversi giacimenti di materie prime critiche al momento chiusi, che potrebbero essere riaperti.
Nelle aree vulcaniche del Lazio così come nei Campi Flegrei in Campania c’è il litio; il cobalto nel Lazio in Piemonte; in Sardegna, Toscana e nell’arco alpino si trovano metalli come nichel, barite, berillio e tungsteno; c’è il rame sempre nelle Alpi, in Liguria e Toscana; lo zinco vicino Bergamo.
In linea con il Piano d’azione per le materie prime critiche della Commissione Europea, l’obiettivo delle istituzioni italiane per i prossimi anni è rendere la nostra nazione autonoma su diversi temi, tra cui l’approvvigionamento di materie preziose che oggi ci vincolano ad entità straniere.
Attività estrattive in Italia: il monitoraggio di Legambiente
Nel 2008 Legambiente ha intrapreso delle azioni di monitoraggio sulle attività estrattive in Italia, con l’obiettivo di estrapolare le seguenti informazioni:
- i numeri dei materiali estratti;
- i territori interessati dalle attività estrattive, che molto spesso impattano in maniera devastante sull’ambiente e sul paesaggio;
- l’evoluzione del contesto normativo;
- le pratiche di intervento da mettere in atto.
Nel 2021 l’ente ha pubblicato un rapporto – quale evoluzione dello studio iniziato anni prima – in cui sono state delineate le innovazioni messe a punto nel percorso di transizione verso l’economia circolare, nel settore delle costruzioni.
Il Rapporto Cave 2021 “La transizione dell’economia circolare nel settore delle costruzioni” è stato presentato nel mese di maggio, a cura dell’ufficio clima di Legambiente ed alcune collaborazioni esterne.
Nel rapporto si evidenzia un calo delle cave autorizzate in Italia, che sono 4.168; nel rapporto del 2017 erano 4.752, in quello del 2008 erano 5.725. Le cave che risultano dismesse sono invece in aumento: 14.141 rispetto a quelle del 2020 che erano 13.414.
La crisi del settore edilizio ha sicuramente amplificato questo trend, che tra l’altro ha portato anche ad una riduzione delle quantità estratte di sabbia e ghiaia; un numero però ancora troppo importante: 29,2 milioni di metri cubi estratti annualmente. Il prelievo di sabbia ha un impatto ambientale molto alto, causato dai processi di trasformazione delle rocce e dal trasporto del materiale. Molto spesso si tratta anche di prelievi illegali, nonostante vi siano divieti per l’estrazione di ghiaia e di sabbia dagli alvei fluviali e l’opportunità di utilizzare degli aggregati riciclati.
Rapporto Cave 2021: gli obiettivi
Con il rapporto Cave 2021 si vuole porre l’accento sulla necessità di accelerare la transizione verso un modello circolare, mediante il coinvolgimento dell’intero settore delle costruzioni, rafforzando la trasparenza e la legalità. Dalle demolizioni selettive di edifici è possibile recuperare fino al 99% dei materiali, così da poterli trasformare e riutilizzare per la creazione di nuove imprese nei territori.
I rifiuti provenienti dal settore siderurgico e agricolo possono essere usati nei sottofondi stradali e nella creazione di mattoni; così come si possono generare filiere di materiali ed isolanti ad impatto zero, rinnovare piste ciclabili, superfici stradali e aree portuali.
È fondamentale che i materiali riciclati siano applicati nella riqualificazione del patrimonio edilizio, nelle infrastrutture e nei territori.
Recupero e riciclo per cave sostenibili
La riduzione delle attività estrattive da cave genera nuove opportunità per le imprese. Alcuni Paesi europei già mettono in campo pratiche che comportano minori scarti edili in discarica. Cisef by-Beton ha avviato un progetto in grado di favorire il recupero e il riutilizzo di acqua e aggregati dal calcestruzzo fresco di ritorno dal cantiere. Così facendo, si ottiene un recupero pari all’83% del prodotto di partenza, portando in discarica solo il 17% restante.
Come ridurre le attività estrattive
Un’attenta incentivazione del riciclo consente di ridurre il prelievo di materiali nelle cave e aumentare annualmente la quantità di materiale riciclato, per riutilizzarlo nell’industria delle costruzioni.
Un cambiamento possibile in tutti i Paesi, se si raggiungono i seguenti obiettivi:
- aumentare il recupero di inerti da demolizione, riducendo le quantità portate in discarica: una volta lavorati e trattati, questi materiali diventano una valida alternativa agli inerti e agli aggregati per il cemento. La Direttiva europea 2008/98/Ce sull’End of Waste prevedeva che il recupero di materiali di C&D (rifiuti da costruzione e demolizione) raggiungesse una quota pari al 70% entro il 2020. Secondo Ispra è stato raggiunto il 74% di recupero, ma i dati reali non sembrano rappresentativi di questo obiettivo, in quanto si tratterebbe di rifiuti registrati in apposito impianto, quindi recuperati, ma mai reimpiegati in altri usi;
- rendere economicamente vantaggioso l’utilizzo di materiali provenienti da riciclo e recupero, rispetto a quelli derivanti dalla cave: ciò è possibile aumentando i canoni sulle attività estrattive e sul conferimento in discarica, così che le imprese siano incentivate a utilizzare materiali recuperati e riciclati. Nel Regno Unito, ad esempio, nel 2002 è stata introdotta l’Aggregate Levy, un’imposta sull’estrazione di sabbia e ghiaia da cava. L’obiettivo della tassa è ridurre i costi ambientali derivanti dalle operazioni di estrazione, come il rumore, le polveri, l’impatto visivo, la perdita di comfort e i danni alla biodiversità. Non sono da meno la Svezia e la Danimarca, che registrano un numero alto nell’utilizzo di aggregati riciclati;
- facilitare il recupero, il riciclo e il riutilizzo in edilizia dei rifiuti provenienti da tutti i settori, garantendo degli sbocchi sul mercato: è necessario ridurre i tempi per l’approvazione dei regolamenti per trasformare i rifiuti in materie seconde. Al momento sono in fase di attuazione quelli sugli inerti da spazzamento strade, che possono essere usati nei leganti idraulici e nei sottofondi stradali, così come i rifiuti da costruzione e demolizione che possono diventare inerti per usi diversi in edilizia e nelle infrastrutture.
Criteri Ambientali Minimi edilizia: obiettivi di sostenibilità ambientale in Italia
I CAM Criteri Ambientali Minimi sono i requisiti richiesti nei processi di acquisto da parte della pubblica amministrazione, al fine di individuare il prodotto o il servizio migliore sotto il profilo ambientale. I CAM sono emanati dal Ministero dell’Ambiente, per diverse tipologie di settore; contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità che l’Italia, insieme all’Ue, si è posta a seguito dell’approvazione del GPP (Piano d’azione per il Green Public Procurement).
Con i CAM edilizia sono indicati una serie di disposizioni che si applicano a tutti gli interventi edilizi di lavori disciplinati dal Codice dei Contratti Pubblici. L’approvazione del decreto CAM edilizia ha permesso l’introduzione di definizioni, specifiche tecniche e percentuali minime di materiali provenienti dalle attività di recupero e di riciclo. Così facendo, le stazioni appaltanti sono invitate – ed in alcuni casi obbligate – al loro utilizzo ai fini dell’aggiudicazione della gara d’appalto.
Aziende e ambiente: interventi per una cava sostenibile
Sono numerose le azioni che consentono alle imprese di raggiungere gli obiettivi aziendali e comuni legati allo sviluppo economico e sostenibile, sia aziendale che comuni. Talvolta, basta l’implementazione di strumenti efficienti per il monitoraggio della produzione per limitare gli sprechi di risorse e conseguire una riduzione notevole sia di consumi energetici, sia di costi e di emissioni co2 correlate. Molto spesso, l’azione incisiva di realtà lungimiranti desiderose di avviare un percorso per la sostenibilità aziendale permette di conseguire risultati importanti, anche comunitari, ad esempio avviando percorsi per la sicurezza aziendale, la qualità produttiva, il benessere dei dipendenti, l’efficientamento energetico. Tutto questo giova alle imprese, ma anche alla società.
Il ruolo delle imprese, tutte le imprese, è fondamentale per raggiungere la transizione sostenibile e digitale europea, ed è a loro che dedichiamo la nostra attenzione, per favorirne la competitività, il progresso, la crescita attraverso un sistema performante e innovativo per il controllo della produzione industriale.
KontrolON: il sistema di monitoraggio per una produzione sostenibile e digitale
KontrolON è il nostro sistema di monitoraggio che permette la digitalizzazione degli impianti; ottimizza la produzione, i costi, i consumi energetici, rileva le emissioni di CO2 e lo stato dei macchinari, in tempo reale e da remoto. L’installazione di kontrolON ti permette di realizzare prodotti di alta qualità, in piena sicurezza per l’ambiente e per l’uomo.
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