L’Industria 4.0 ha segnato un passaggio fondamentale per le industrie e realtà aziendali globali, integrando sistemi informatici di ultima generazione ai tradizionali modelli organizzativi e gestionali in cui era strutturata la produzione.
Si è soliti far derivare la nascita dell’Industria 4.0 con lo sviluppo tecnologico che ha condotto le imprese alla quarta rivoluzione industriale: ovvero l’apice dell’integrazione tecnologica all’interno dei cicli produttivi. Una serie di mutamenti che si sono susseguiti con il supporto delle agevolazioni ed incentivi fiscali promossi sia a livello nazionale, che a livello internazionale, di cui il Piano Transizione 4.0 rappresenta un esempio.
In questo contenuto approfondiremo la nascita dell’Industria 4.0 e la sua evoluzione avvenuta nel corso degli ultimi dieci anni, analizzando com’è nato il Piano Industria 4.0 e come è diventato Piano Transizione 4.0.
Storia dell’Industria 4.0: quando nasce e come si sviluppa
Il Piano nazionale Industria 4.0 e il credito d’imposta industria 4.0
Dal Piano Industria 4.0 al Piano Transizione 4.0
Da 4.0 a 5.0: digitalizzare i processi industriali con kontrolON
Storia dell’Industria 4.0: quando nasce e come si sviluppa
Per Industria 4.0 si intende un modo di concepire l’azienda incentrato sulla digitalizzazione ed automazione dei processi industriali.
Un concetto legato alla quarta rivoluzione industriale, coniato per la prima volta da Klaus Schwab, Presidente del World Economic Forum, in un suo scritto del 2016.
L’origine di questo periodo corrisponde alla nascita delle industrie smart e della gestione online della produzione, due fenomeni che hanno visto dal 2011 ad oggi un’ascesa costante.
Una delle caratteristiche principali della quarta rivoluzione industriale è stata l’integrazione di sistemi inerenti all’Internet of Things, alla robotica e alle smart industries all’interno dei processi produttivi; ciò ha comportato, nel corso del tempo, automatizzazione di molte delle mansioni che in precedenza venivano compiute manualmente da dipendenti e operai.
Gli obiettivi dell’Industria 4.0 sono stati finalizzati a:
- Ottimizzare i processi produttivi;
- Automatizzare i processi industriali;
- Rendere la produzione più flessibile;
- Incrementare la collaborazione tra imprese attraverso la pianificazione distribuita, la gestione integrata della logistica e l’interoperabilità dei sistemi informativi.
La Germania è stata la prima tra gli Stati europei a strutturare una strategia istituzionale sull’Industria 4.0, il cui Ministero dell’Istruzione e della Ricerca nel 2013 ha individuato le caratteristiche alla base degli incentivi statali sul tema Industria 4.0: dalla standardizzazione dei processi alla formazione digitale dei dipendenti.
Seguendo questa impostazione il Ministero dell’economia e quello della ricerca hanno autorizzato la sovvenzione di progetti di ricerca e programmi di sovvenzione relativi alla digitalizzazione di prodotti e servizi in ottica 4.0.
Sulla scia dei provvedimenti e iniziative prese in altri stati europei nell’ambito della Transizione 4.0, come ad esempio le Industrie du Futur e il Catapult nel Regno Unito, nel 2016 in Italia viene adottato il Piano Industria 4.0: un intervento legislativo che aveva l’obiettivo di armonizzare la normativa italiana sul tema innovazione ed elaborare una strategia che comprendesse ogni elemento necessario a raggiungere la Transizione 4.0.
In Italia l’industria manifatturiera è stata quella maggiormente interessata dal Piano Industria 4.0, da un lato perché si tratta di un settore robusto nel nostro paese, dall’altro perché molto poco digitalizzato e automatizzato rispetto ad altri.
In un’indagine svolta nel 2015 dall’Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano, un anno prima dell’approvazione del Piano Industria 4.0 il 38% delle aziende manifatturiere italiane non aveva mai sentito parlare di quarta rivoluzione industriale.
L’obiettivo del Piano era quello di creare una cultura d’impresa dove non ci fosse un gap tra formazione dei dipendenti, competenze e digitalizzazione degli impianti e politiche di innovazione in ottica 4.0 che a livello globale interessavano già diverse imprese e multinazionali.
Nel corso degli anni le misure governative di sostegno all’Industria 4.0 hanno portato all’introduzione del Piano Impresa 4.0 e Industry 4.0.
Dall’anno 2020 tutte le precedenti misure sono state incorporate e sostituite dal Piano Transizione 4.0.
Il Piano nazionale Industria 4.0 e il credito d’imposta industria 4.0
La Legge di Bilancio 2020 ha sostituito le precedenti agevolazioni fiscali alle imprese con il meccanismo del credito d’imposta.
Nel 2020 il totale dei fondi statali, compresi quelli UE facenti parte del piano NextGenerationUE, per la Transizione 4.0 ammontava a 18,45 miliardi di euro.
Il credito d’imposta industria 4.0 2021 è una tipologia di agevolazione per le imprese che investono in beni materiali e immateriali; queste agevolazioni hanno delle aliquote variabili sulla base dei beni e servizi coinvolti.
Quali sono i beni strumentali?
Si definisce bene strumentale un bene materiale o immateriale che imprese e professionisti acquistano e usano per svolgere la loro attività, dunque macchinari, impianti, attrezzature, software, marchi, ecc. Si tratta di beni destinati ad essere utilizzati per molti anni.
Quali sono, invece, i beni strumentali agevolabili con il credito d’imposta industria 4.0?
Il credito d’imposta 2020 è riconosciuto a fronte di investimenti in tre tipologie di beni strumentali:
- Beni strumentali materiali tecnologicamente avanzati inclusi nell’allegato A della legge n. 232/2016. Per questa tipologia sono previste due aliquote differenti:
– aliquota del 40% per investimenti di importo minore o pari a 2,5 milioni di euro;
– aliquota del 20% per investimenti di importo superiore a 2,5 milioni di euro. - Beni strumentali immateriali inclusi nell’allegato B della legge n. 232/2016. Per tali investimenti è prevista:
– un’aliquota del 15% del costo d’acquisto per un limite massimo di costi pari a 700.000 euro.Tra i costi agevolabili è inclusa la quota di spesa sostenuta per i servizi connessi all’uso di tali beni mediante soluzioni di cloud computing. - Tutti gli altri beni strumentali materiali diversi da quelli inclusi negli allegati A e B della legge n. 232/2016 e differenti da quelli esclusi dal beneficio. Per questi investimenti è prevista:
– un’aliquota del 6% del costo d’acquisto per un limite massimo di costi ammissibili pari a 2 milioni di euro.
Possono accedere al credito d’imposta tutte le imprese residenti in Italia, incluse le stabili organizzazioni di soggetti non residenti, indipendentemente dalla dimensione, dal settore di appartenenza, dalla forma giuridica o dal regime fiscale di determinazione del reddito.
Soggetti esercenti arti e professioni possono accedere invece al solo credito d’imposta del 6% previsto per gli investimenti in beni strumentali materiali diversi di cui sopra.
Non possono richiedere il credito d’imposta:
- Le imprese in stato di: liquidazione volontaria, fallimento, liquidazione coatta amministrativa, concordato preventivo senza continuità aziendale o altra procedura concorsuale;
- Le imprese destinatarie di sanzioni interdittive ai sensi dell’art. 9, comma 2, del D. Lgs. 08/06/2001 n. 231.
Il credito d’imposta si applica agli investimenti effettuati a partire dal 1° gennaio 2020 fino al 31 dicembre 2020.
Sono altresì ammessi gli investimenti effettuati entro il 30 giugno 2021, a condizione che entro la fine dell’anno 2020 il relativo ordine del bene acquistato risulti accettato dal venditore e che sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20% del costo d’acquisto.
Come si accede al credito d’imposta 4.0?
I soggetti che investono in beni strumentali materiali e immateriali – inclusi negli allegati A e B della Legge di Bilancio 2017 – devono presentare una perizia tecnica semplice, rilasciata da un ingegnere o da altro perito industriale iscritti nei rispettivi albi professionali.
In alternativa, è possibile presentare un attestato di conformità rilasciato da un ente di certificazione accreditato, da cui risulti che i beni acquistati abbiano le caratteristiche tecniche richieste per i beni materiali e immateriali ammessi all’agevolazione e che questi siano interconnessi al sistema aziendale di gestione della produzione o alla rete di fornitura.
Dal Piano Industria 4.0 al Piano Transizione 4.0
Il Piano nazionale Transizione 4.0 rappresenta l’evoluzione del Piano Industria 4.0 del 2021, ossia la misura da cui nasce il credito d’imposta per beni strumentali.
É sostenuto dal MiSE ed è entrato a far parte del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) con l’obiettivo di sostenere progetti innovativi per le filiere del Made in Italy e nell’ambito della Transizione 4.0; l’obiettivo principale del Piano è quello di favorire la digitalizzazione delle imprese, la transizione ecologica e ambientale e rendere maggiormente competitivo il settore produttivo.
Quello della digitalizzazione, infatti, ha rappresentato sin dai primi provvedimenti legislativi adottati dal governo italiano una priorità verso cui indirizzare le agevolazioni alle imprese.
La digitalizzazione dei processi di produzione rappresenta un pilastro per lo sviluppo sostenibile delle imprese. Tra i vantaggi principali ci sono:
- Miglioramento della produttività, attraverso l’individuazione degli sprechi di risorse;
Ottimizzazione del lavoro, grazie ai sistemi di monitoraggio dati real time; - Aumento della competitività attraverso gli indici di performance;
- Elaborazione di strategie di energy management, tramite tecnologie di controllo di consumi, sprechi, emissioni di gas serra e rendimento dei macchinari.
L’unica variazione che lo Stato apporta a questa importante misura con la Legge di Bilancio 2023 interessa il periodo di estensione dell’agevolazione.
In effetti, nel 2023 il credito d’imposta 4.0 viene confermato secondo le seguenti aliquote e tempistiche:
Dal 2023 al 2025 le aliquote riconosciute per gli investimenti in beni materiali (Allegato A) sono le seguenti:
- 20% del costo per investimenti fino a 2,5 milioni di euro;
- 10% del costo per investimenti oltre i 2,5 milioni e fino a 10 milioni di euro;
- 5% del costo per investimenti oltre i 10 milioni e fino ai 20 milioni di euro.
Invece, le aliquote riconosciute per gli investimenti in beni immateriali (Allegato B) dal 2023 al 2025 sono:
- Pari al 20% del costo per investimenti fino a 1 milione di euro (compiuti nell’anno 2023 o entro il 30/06/2024 con ordine e acconto almeno pari al 20% entro il 2023);
- Pari al 15% del costo per investimenti fino a 1 milione di euro (compiuti nell’anno 2024 o entro il 30/06/2025 con ordine e acconto almeno pari al 20% entro il 2024);
- Pari al 10% del costo per investimenti fino a 1 milione di euro (compiuti nell’anno 2025 o entro il 30/06/2026 con ordine e acconto almeno pari al 20% entro il 2025).
Inoltre, per l’acquisto di beni materiali 4.0 il cui ordine risulta accettato dal venditore e per cui l’acquirente ha versato un acconto pari ad almeno il 20% del costo complessivo al 31 dicembre 2022, l’agevolazione viene riconosciuta fino al 30 settembre 2023 (ex 30 giugno 2023), data entro cui si deve concludere l’investimento.
Da 4.0 a 5.0: digitalizzare i processi industriali con kontrolON
Dalla quarta rivoluzione industriale allo sviluppo dell’Industria 5.0 un ruolo centrale è stato occupato dalla digitalizzazione.
L’impiego di tecnologie per l’analisi di dati, il controllo da remoto dei macchinari industriali, il monitoraggio e la rendicontazione dei consumi rappresentano fattori che hanno permesso alle aziende di rendere i processi più efficienti, sostenibili e sicuri.
Questo processo di automazione dei processi crea la possibilità per molti dipendenti di dedicarsi a mansioni di natura più artigianale e creativa, aumentando il livello di soddisfazione e creando valore aggiunto.
Il passaggio dall’Industria 4.0 a quella 5.0 segna il passaggio dall’impiego della tecnologia per automatizzare, digitalizzare e velocizzare i processi aziendali all’utilizzo di soluzioni di AI, machine learning e Internet of Things per accompagnare e supportare i dipendenti nello svolgimento quotidiano delle proprie mansioni.
Tra le principali innovazioni oggetto degli interventi dell’Industria 4.0 e 5.0 ci sono i software di monitoraggio e analisi dei dati industriali: un tipo di tecnologia adatta all’elaborazione delle strategie di risparmio dei consumi.
KontrolON è il nostro sistema di monitoraggio e controllo degli impianti di produzione. È adatto a chi vuole monitorare: l’andamento, la qualità e il consumo energetico della produzione, lo stato dei macchinari, i costi di produzione, la quantità delle risorse impiegate, quelle dei prodotti finiti e quelle dei materiali di scarto.
Con kontrolON chi vuole conoscere lo stato dei macchinari e dei processi produttivi può farlo anche a distanza, perché è accessibile da remoto e dispone di una dashboard real time semplice e intuitiva.
Uno strumento innovativo, semplice da utilizzare e facilmente integrabile ai software di monitoraggio dati già presenti in azienda: kontrolON rientra a pieno titolo tra i beni agevolabili previsti dal piano Transizione 4.0 e Piano Transizione 5.0, trattandosi di uno strumento che, accelerando la digitalizzazione dei processi industriali, risponde agli obiettivi di sviluppo tecnologico e sostenibile alla base dei due provvedimenti.
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