Sostenibilità agroalimentare: come raggiungerla con il monitoraggio delle emissioni di CO2

Il settore agrifood per essere sostenibile deve soddisfare l’aspetto economico, sociale e ambientale, agendo in modo responsabile sia per quanto riguarda la produzione sia il consumo di cibo.

Il settore agroalimentare ricopre un ruolo molto importante per lo sviluppo sostenibile. La lotta allo spreco alimentare è una sfida molto sentita; l’obiettivo 12 dell’Agenda 2030 ci ricorda infatti quanto sia importante agire in modo responsabile per quanto riguarda la produzione e il consumo di cibo. Come raggiungere questo obiettivo? Implementando modelli virtuosi e innovativi anche mediante il monitoraggio delle emissioni di CO2 nel processo produttivo. Vediamo nel dettaglio gli interventi a favore della sostenibilità agroalimentare.

Settore agroalimentare: cosa vuol dire

Il settore agroalimentare fa riferimento al percorso che parte dal produttore e termina con il consumatore. Una rete che comprende diverse figure: agricoltore, produttore di mangimi e sementi, allevatori, industria di trasformazione, trasportatori e distributori, commercianti all’ingrosso e al dettaglio.

Secondo IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) circa il 25% delle emissioni globali è legato al settore agrifood, per questo motivo è importante riuscire a renderlo sostenibile. L’intera filiera è fortemente influenzata dai cambiamenti climatici; con l’aumento della CO2 inevitabilmente si hanno ripercussioni anche sui valori nutrizionali, in particolar modo su una riduzione dello zinco e del ferro in alcune tipologie di colture.

Sostenibilità agroalimentare: come si raggiunge

L’equilibrio tra aspetto economico, ambientale e sociale porta al raggiungimento della sostenibilità agroalimentare. Nella definizione di filiera sostenibile è bene considerare sia le attività dirette sia quelle indirette, cioè gli impatti derivanti dalla produzione di materie prime, dalla tipologia di trasporti utilizzati, dai consumi di carburante durante il tragitto, dal packaging, dalle fonti di energia utilizzate in fase di produzione e fabbricazione. Tutti questi elementi molto spesso rappresentano la parte più consistente delle emissioni di CO2 rilasciate in atmosfera.

L’interesse delle imprese nel riuscire a raggiungere gli obiettivi posti dall’Ue in merito al clima, spinge a calcolare gli impatti generati dalle proprie attività: dalla misura della CO2 dei prodotti e dell’organizzazione, al monitoraggio dei consumi energetici che inevitabilmente conduce alla stima delle emissioni di gas serra, da poter ridurre ed eventualmente compensare.

Processo produttivo green e innovativo: come fare?

Innovazione e sostenibilità vanno di pari passo; rappresentano un tassello fondamentale nell’ottenimento di processi produttivi più attenti all’ambiente, alle materie prime, alla salute dell’uomo e alla tutela delle biodiversità. Non è necessario rivedere completamente i processi gestionali e logistici, ma è importante che siano implementati strumenti e tecnologie in grado di rendere sostenibile il modello di business e che ne accresca allo stesso tempo il valore economico.

L’utilizzo di processi green attraggono anche il mercato finanziario e permettono di conquistare maggiore attenzione da parte dei consumatori sempre più attenti alle tematiche sociali e ambientali.

Settore agrifood sostenibile: i benefici per le imprese

Molte imprese del settore agrifood stanno adottando modelli di economia circolare al fine di combattere lo spreco alimentare. Sono valorizzate anche iniziative che volgono all’introduzione di soluzioni innovative, in grado di rendere più efficienti i processi e rafforzare la responsabilità sociale dell’impresa.

Ne sono un esempio l’utilizzo di nuovi materiali di imballaggio, più green e altamente riciclabili, le tecnologie che migliorano la gestione delle scorte alimentari, i software che monitorano la produzione.
Così facendo aumenta il benessere della collettività, si riduce l’inquinamento ma soprattutto il consumo di risorse sprecate; ne trae beneficio anche la proprietà grazie ad una diminuzione dei costi, come quelli legati ai consumi di energia elettrica provenienti dagli impianti produttivi.

Settore agroalimentare italiano: nasce il polo logistico nazionale

La crescente richiesta dei consumatori di una velocità maggiore nella movimentazione delle merci, associata alla sostenibilità ambientale e ad un’attenta conservazione dei prodotti alimentari, ha portato alla nascita del polo logistico nazionale.
Il progetto è stato avviato con la collaborazione tra Coldiretti, Consorzi Agrari d’Italia, Cai RE, Assologistica e Confetra.

Il polo logistico nazionale consente alle aziende agricole italiane di utilizzare in modo esclusivo delle infrastrutture create ad hoc; queste hanno lo scopo di:

  • garantire un approvvigionamento più sicuro e sostenibile dell’intera filiera;
  • consentire una spedizione più rapida dei prodotti, così che mantengano inalterate le caratteristiche di origine, sicurezza e qualità;
  • favorire la competitività delle imprese agricole.

Sostenibilità nel settore agrifood: kontronON tra le best practice

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